giovedì 12 gennaio 2017

Una modifica al Jobs Act per renderlo migliore

Il Jobs Act è stata una legge importante che ha dato diritti a tanti giovani (e meno giovani) che di diritti non ne avevano. Penso alla maternità per le mamme precarie o ad ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori a tempo determinato o atipici. Così come l'idea di incentivare l'assunzione a tempo indeterminato ha prodotto i suoi vantaggi soprattutto quando l'incentivo era consistente (circa 8mila € ad azienda per persona del 2015) che tradotto non era altro che la linea che non ci stanchiamo mai di dire: Un'ora di lavoro fisso deve costare di meno di un'ora di lavoro precario.
Ma se nella proliferazione di leggi degli ultimi anni, qualcosa è scappato di mano bisogna rendersene conto e provvedere: I voucher ad esempio, devono tornare ad essere il modo con cui si pagano lavori molto limitati nel tempo e saltuari, al fine di evitare che i compensi vengano elargiti in nero e senza sicurezza e non siano utilizzati invece (come troppo spesso avviene) come modalità standard di impegno e retribuzione.
Il governo e il Parlamento stanno mettendo mano su questa questione, anche perché se così non sarà, ci penseranno i cittadini con il Referendum indetto dalla CGIL.
Mentre per quanto riguarda l'art.18, la Corte Costituzionale ha dichiarato non ammissibile il Referendum. Credo che anche qui il Governo debba intervenire, nonostante si sia dissolto lo spettro referendario, perché ristabilire il diritto a riavere il proprio posto di lavoro a fronte di un licenziamento illegittimo di tipo economico ritenuto falso dal giudice, è un fatto di civiltà. Mantenendo così fede alle linee guida che hanno portato al Jobs Act: dare diritti a chi non ne ha.

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