giovedì 7 dicembre 2017
IUS SOLI - Nessun automatismo, ma valorizzata l'integrazione
Egregio direttore, nei giorni scorsi è stata pubblicata la lettera del segretario cittadino di Forza Italia Paolo Fontana, in merito alla legge di cittadinanza in discussione in Parlamento, denominata ius soli. Fontana dichiarandosi non contrario all’integrazione e favorevole all’accoglienza dei migranti, afferma che chi vive e lavora in Italia ha diritto ad essere cittadino italiano. Pensiero del tutto condivisibile e apprezzabile, ancor di più, se avanzato da un dirigente di un partito della destra. Nella sua lettera afferma tuttavia di non condividere la proposta in discussione - ius soli - in quanto la cittadinanza debba essere frutto di un percorso serio che consenta l’integrazione, che sia rispettoso della nostra cultura e non un automatismo. Condividendo anche questa seconda riflessione, mi sorge però una domanda: perchè Fontana è contrario allo ius soli cosi come proposto dunque? La legge proposta dal PD infatti è esattamente l’interpretazione di questo suo pensiero. E’ opportuno pertanto chiarire in cosa consiste questa proposta di legge sulla cittadinanza. Anzitutto il provvedimento riguarda esclusivamente i bambini e i fanciulli. In secondo luogo è escluso qualunque tipo di automatismo: nessun figlio di stranieri non regolari sarà automaticamente italiano. La cittadinanza sarà riconosciuta ai figli di genitori stranieri non comunitari, seguendo una delle due strade: ius soli temperato e ius culturae. Nel primo caso uno dei due genitori deve essere residente in Italia da almeno cinque anni, in possesso di regolare permesso di soggiorno, aver superato il test di lingua italiana, non aver precedenti penali, e avere un reddito almeno di 500 €/mese. Requisiti non semplici da possedere quindi. La seconda via, ius culturae, potrà (si spera) essere utilizzata da figli di genitori stranieri che hanno concluso, con la promozione, un ciclo scolastico di almeno 5 anni, al termine quindi di un percorso di vera integrazione. Nessun automatismo quindi, ma valorizzazione dei figli i cui genitori lavorano e versano contributi e imposte da anni in Italia, di chi si è inserito e integrato, di chi ha imparato la nostra lingua e cultura, di chi ha frequentato le scuole con i nostri figli. Ad oggi non sappiamo se il Parlamento approverà questa importante norma di civiltà. Io me lo auguro e spero, ricordando De Gasperi, che chi ha il compito di decidere quali provvedimenti portare a compimento prima della fine della legislatura, pensi alle prossime generazione e non alle prossime elezioni.Massimo ReboldiSegreteria PD Brescia
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